Lo sviluppo dello scalo deve avere dei target definiti

 

La vicenda dei parcheggi abusivi, che si è prodotta durante il periodo delle ferie estive, con centinaia di auto disseminate nella nostra città, ancora una volta ha messo sotto stress la comunità sommese, schiacciata dall’incremento dell’attività aeroportuale. E non è necessaria un’indagine accurata e strumentale per far emergere quanto i limiti che, a vario livello, sono stati definiti per Malpensa, sia continuamente superati. Orari per decolli e atterraggi, rispetto delle rotte di decollo e quote di sorvolo sono “interpretate” con eccessiva elasticità. L’attività di controllo della Commissione Ambientale Aeroportuale composta dai sindaci del Cuv, Sea, Enac, Enav, Arpa Lombardia, Ministero dei Trasporti e altro, si scontra con un sistema amministrativo complessivamente demoltiplicato e con interessi contrapposti. Basti pensare all’Iresa, l’imposta Regionale Sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili che l’amministrazione regionale di Centro Destra non ha intenzione di reintrodurre e che, anche se applicata, compenserebbe in modo impercettibile il disagio dei cittadini sommesi.

L’aeroporto della Malpensa non ha determinato ricadute importanti sull’occupazione. Oggi gli addetti residenti nei nove comuni del Cuv (Arsago Seprio, Cardano al Campo, Casorate Sempione, Ferno, Golasecca, Lonate Pozzolo, Samarate, Somma Lombardo e Vizzola Ticino) non arrivano a 2.200 su un totale di 12.000 e non si prevedono incrementi poiché le attività in crescita sfruttano l’automazione (logistica e cargo) oppure il trasferimento di addetti. A fronte di ciò, il Master Plan (spiegato per punti su Spazio Aperto n. 3 - 2017 dal Sindaco Bellaria) indica dei target di sviluppo imponenti per il 2030: 32 milioni di passeggeri e il raddoppio delle merci.

L’attività portata avanti dai sindaci del Cuv ha un’impostazione sistematica che non lascia nulla al caso e che va sostenuta da tutte le forze politiche. Tuttavia, ci sono delle specificità che rendono Somma Lombardo un unicum e diversa dagli altri comuni del Cuv per un semplice motivo: le piste puntano sul centro abitato! E siccome non è pensabile delocalizzare un’intera città, qualche riflessione ulteriore è d’obbligo, soprattutto rispetto alle dimensioni che Malpensa punta a raggiungere. Una prima considerazione è che il Master Plan non può essere avulso dal territorio e definito solo dalle opportunità di business. È quindi ragionevole pensare che la fissazione di un limite allo sviluppo dello scalo possa essere un tema meritevole di discussione. Un’altra considerazione è correlata ai volumi di traffico su gomma che attraversa la nostra città. Oggi lo scalo è dal punto di vista infrastrutturale molto competitivo, con due autostrade collegate dalla SS336 e una linea ferroviaria frequente ed efficiente. La nostra città deve rimanere fuori dal flusso diretto all’aeroporto, soprattutto da nord e ogni progettualità interna non può ignorare questo obiettivo.