Parlare per slogan senza conoscere quale sia il cimento di chi oggi, vuole produrre risultati veri

C’era una volta maggioranza e opposizione. L’una faceva, o tentava di fare, l’altra criticava e si opponeva. A fattore comune vi era lo spazio di libertà delle decisioni: enorme. Così la politica poteva occuparsi sostanzialmente di ogni cosa e incidere, se non su tutto, su moltissimo. Poi è arrivata la globalizzazione. In pochi anni lo spazio di manovra della politica si è ristretto sempre più. Una parte poco gestibile perché sovranazionale “globale”; la rimanente parte oggetto del contendere tra maggioranza e opposizione. Il cambiamento ha prodotto una riduzione dello spazio disponibile in cui muoversi liberamente con le politiche nazionali. E non solo nelle democrazie occidentali, ma anche in contesti dove la democrazia manca. Così mentre in Cina sono state date alcune libertà, su altre vi è sempre una dura stretta che coinvolge molti pilastri del vivere civile. Tuttavia vi sono temi che appaiono troppo grandi anche per un gigante come la Cina. Quali? I cambiamenti climatici in primis, l’evoluzione tecnologica che cambia le dinamiche sociali. E per molti altri paesi si aggiunge anche le migrazioni che non possono essere soppresse con un decreto legge e il progressivo declino dello stato sociale e delle condizioni di vita come il fenomeno dei gilet gialli in Francia testimonia.

Questi temi sono i più indigesti per il vecchio modo di fare politica, quello che guarda solo nel proprio giardino e che banalizza ogni cosa. Il presidente cinese Xi Jinping ebbe a dire tempo fa, che provava una forte preoccupazione per le democrazie occidentali! Il motivo è semplice: lo sviluppo del mondo deve essere condiviso e programmato globalmente; tuttavia con una controparte come la nostra -quella occidentale- che riesce difficilmente a programmare, diventa difficile dare una direzione. L’iperbole cinese, estremamente paradossale nella forma, ha però dalla sua una verità: il futuro richiede di essere pensato e costruito con lungimiranza, non può essere improvvisato. Un’improvvisazione, spesso parolaia, che diventa l’unica strada possibile quando non si è preparati.

Da scenari globali a questioni locali la logica dovrebbe essere la stessa: ogni forza politica ha una visione differente su priorità e modalità con cui costruire soluzioni, ma sulla pianificazione pluriennale e sui risultati conseguiti non si dovrebbe spendere polemica. E così dovrebbe essere anche per la nostra città. La giunta che il Pd sostiene non è perfetta come tutte le cose umane, ma si è impegnata molto dando risultati rilevanti e concreti alla città. Inutile elencarli, non è importante fare propaganda, è importante avere la certezza di aver dato valore al contesto collettivo. Tra le tante decisioni prese dalla Giunta Bellaria, quella di lasciare l’amministrazione della Spes a una persona capace, in grado di fare bene, anche se espressione dell’opposizione. Fare una scelta di questo tipo è fare politica in modo moderno. Rivendicare i risultati a proprio favore in contrapposizione alle forze politiche lo hanno reso possibile, è fare politica del secolo scorso. L’augurio è che tutti insieme si converga verso le migliori soluzioni per la nostra città, per il Paese e per il pianeta. Perché il tempo sta scadendo a tutti i livelli.

Auguri!