Le elezioni americane e la gestione del potere in democrazia

Mai nessun detto è più appropriato per esprimere il pensiero di tante persone del mondo intero che hanno dovuto assistere all’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti d’America da parte di quell’orda di facinorosi ad arte istigati nientemeno che dal proprio presidente.
Sappiamo ormai tutti che Trump ha perso malamente le elezioni presidenziali americane e ha fatto figuracce, una dopo l’altra fino all’insediamento del suo successore Joe Biden.
L’America è stata ed è da sempre l’esempio della democrazia nel mondo, ma ha subito un enorme “sberlone” proprio a causa di chi con l’arroganza di chi dice “sono io il più bello e il più forte del reame” non ammette sconfitte e disprezza le regole della vera democrazia. Che non può che prevedere tra le sue regole fondamentali l’alternanza attraverso quelle libere elezioni che consacrano il vincitore e riconoscono dignità allo sconfitto.
Questa volta in America si è assistito da parte dell’uomo più potente del mondo a uno spettacolo a dir poco squallido che non ha preoccupato solo gli americani, ma ha fatto capire al mondo intero quanto è fragile quella che tutti riteniamo la democrazia più forte e sicura di tutte.
Mai avremmo immaginato di vedere che uno stuolo di sfaccendati violentasse la casa del Parlamento con una facilità che ha lasciato stupefatti miliardi di persone, non fosse altro perché si sta parlando della nazione più potente al mondo.
E giusto per metterci la ciliegina sopra quest’amara torta, Trump, solo tardivamente ha invitato i facinorosi da lui aizzati a ritornare a casa dopo la devastazione, devastazione morale e materiale che non può che portare la sola sua firma.
Ma la democrazia americana si è presto riappropriata del suo insostituibile ruolo di garanzia, certezza di regole e legalità con il giuramento del nuovo inquilino della Casa Bianca Joe Biden.
Purtroppo la gestione del potere quasi “assoluto” del suo predecessore ed episodi come quest’ultimo, ci rimandano alla memoria, non solo la storica marcia su Roma e le sue tragiche conseguenze, ma anche i milioni di morti della seconda guerra mondiale e le vittime della Shoah.
Qualche lustro fa nacque l’idea, che poi si diffuse rapidamente nell’Italia del nord e che non aveva nulla di “politico”, di staccarsi da Roma perché troppo “ladrona”. In poche parole si voleva rompere a tutti i costi e con qualsiasi mezzo i rapporti con il resto della nostra nazione creando uno stato a sè stante e differente.
Quei rigurgiti si sono, ad oggi, parecchio assopiti, ma solo per il fatto che la storia ha permesso molto spesso di partecipare alla mensa del potere proprio a tutti (come d’altronde avveniva anche prima), anche ai separatisti che nel frattempo hanno spostato l’obiettivo portandolo verso la conquista dell’intera nazione. Nel frattempo però il semplice cittadino italiano può amaramente e sarcasticamente dire insieme a Totò: E IO PAGO!!!
Gerardo Locurcio