Più di quattrocento piatti da barba conservati entro le mura del Castello

 

Carlo Ermes Visconti marchese di San Vito, vissuto tra il 1834 e il 1911 è stato certamente uno dei protagonisti più vivaci della cultura milanese degli ultimi anni dell’Ottocento. Grande appassionato d’arte, aristocratico animato da fortissimo spirito civico: testimoniato prima offrendo aiuto ai patrioti antiaustriaci e dopo l’Unità d’Italia partecipando al Risorgimento di Milano e di Somma di cui fu a lungo sindaco. Fu generoso benefattore, si prodigò per migliorare le condizioni socio-economiche del paese, promosse la costruzione dell’ospedale. Si impegnò particolarmente per combattere l’analfabetismo. Presidente della Società Storica Lombarda, membro della Consulta Archeologica dell’Accademia di Brera e Console del Portogallo a Milano.

Patrocinò a Somma la Società di Mutuo Soccorso. A Milano fece parte del Consiglio direttivo del Museo Artistico Municipale e fu Presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano.

Al Castello di famiglia lasciò la collezione più divertente ed amata: quella dei piatti da barba.

Iniziata casualmente con un piatto donato al marchese in occasione di un suo compleanno, il cadeaux lo affascinò tantissimo e così la genesi della singolare collezione incrementata fino a Don Gabrio.

Nel tardo Rinascimento era nata l’abitudine mattutina del barbiere di recarsi dal nobile cliente per radergli la barba servendosi del bacile d’argento o di maiolica di proprietà della famiglia: questi potevano essere di svariate forme, decorati con fiori, paesaggi, animali, figure di personaggi mitologici o storici, scene bucoliche, amorini, putti e orientali arabeschi e talvolta stemmati.

La collezione comprende splendidi pezzi di bacili bianchi e blu savonesi, accompagnati da ancora più belle maioliche lombarde, sfornate dalle manifatture pavesi, lodigiane o milanesi di cui Carlo Ermes era un vero intenditore.

Nella raccolta sono numerosi anche piatti di maioliche estere, più semplici nelle forme, ma decorati con bella e popolare semplicità: Spagna, Francia, Germania, meta di vacanze degli ultimi Visconti.

Un altro importante gruppo è composto dalle porcellane orientali, cinesi e giapponesi, importati dalla Compagnia delle Indie. Meno numerose le porcellane italiane sfornate a Doccia dalla manifattura Ginori. È invece ben rappresentata la terraglia ad uso d’Inghilterra. La loro forma fece nascere in quel paese un simpatico nomignolo “elmo di Mambrino“ dal nome che il famoso don Chisciotte diede al suo bacile da barba, trasformato in copricapo militare per le sue straordinarie imprese.

Oggi, l’originale collezione esposta su apposite mensole in una sala dipinta dal sommese Paolo Besnate a fine Ottocento è “fiore all’occhiello“ delle suppellettili custodite in Castello con l’impegno diligente che la Fondazione Visconti di San Vito assicura quotidianamente per conservare una dimora storica e antica, vanto per la nostra Città e per la Lombardia.

Maurizio Maria Rossi

Fondazione Visconti di San Vito