Abbiamo conosciuto Angela negli ultimi mesi del 2017, a ridosso degli ottant’anni della Fondazione Bellini. Ci siamo subito piaciute e volute bene: aveva un viso tondo, gli occhi vispi e il sorriso di chi nascondeva una vita piena, vissuta.
Ad Angela non piace parlare del suo passato e tende a saltarne dei pezzi: preferisce guardare avanti al futuro, non nascondendo però, in nessun caso, le sue origini, le sue radici.
Angela nasce nella calda estate, nell’anno 1947, a Lubiana (Slovenia): fu accolta in orfanotrofio quando era ancora piccola poiché sua madre morì dandola alla luce. Nonostante visse la sua fanciullezza dentro quelle mura, mi racconta che – in fin dei conti – non si stava poi così male (anche se si era sotto il regime di Tito): tutti i bambini presenti nella struttura erano accuditi, veniva data loro un’istruzione adeguata e – quando ce n’era la possibilità – venivano portati in gita (come i boyscout) tra le montagne e le colline verdi.
All’età di due anni, durante i mesi estivi e le festività più importanti, veniva data in affidamento ad una famiglia del posto, che la accoglieva e la trattava con dolcezza.
A diciotto anni, lasciò l’orfanotrofio e si trasferì in Italia, a Trieste, dove rimase per circa tre anni, insieme a Clarissa e Marta, amiche di infanzia: con loro iniziò a viaggiare tra il nord e il sud della Penisola, visitando posti e scenari magnifici.
Il primo viaggio fu a Grado, vicino a Pordenone: lì, lavorarono come bariste e cameriere nei bar e nei ristoranti durante le stagioni estive; in seguito, si trasferirono tra Bolzano e Trento, dove si formarono un po’ di più: forse i paesaggi montani così suggestivi avevano l’aria di “casa” e, in aggiunta, il cibo buono e le persone cordiali, fecero sì che la loro tappa fu un po’ più lunga rispetto alle altre.
Poi andarono a Milano (per circa 2-3 anni), a Sanremo, a Stresa e – infine – a Somma Lombardo, dove ormai abita da più di quarant’anni e dove ha lavorato, fino al ’95, in un bar molto “in” della cittadina.
Angela vive nella nostra struttura dal 2006: coltiva passatempi e hobbies, le piace leggere, ascoltare musica lirica e le canzoni degli Alpini, documentarsi sulla natura e sui suoi cambiamenti, grazie ai canali televisivi adibiti; ma, la cosa più importante che ci tiene a farvi sapere, è che ama gli animali, in particolare, il suo gatto nero Bellino, di cui si prende cura e che ormai è diventato la mascotte della Casa di Riposo ed il suo grande Amore.
Negli anni è diventata un pilastro fondamentale non solo per la RSA in sé, ma anche per chi effettivamente la vive ogni giorno: ospiti, operatori, CdA, volontari e anche per i famigliari degli altri residenti… ha un carattere aperto, solare, disponibile al dialogo e, anche se – come tutti – ha i suoi momenti no, vuole bene a tutti e tutti le vogliono bene.