Dare corpo a un programma anche quando si avvicendano le figure chiave

 

L’assessore Pd all’urbanistica e al commercio Ilaria Ceriani ha dato le dimissioni a inizio aprile. A lei vanno i più sentiti ringraziamenti del Partito Democratico di Somma Lombardo e non solo per dovere di protocollo e cortesia, ma per il lavoro di valore svolto. È subentrato Francesco Calò, figura importante nella vita politica della nostra città, già consigliere comunale e con una consolidata competenza. Per il Pd, pur con dispiacere per la decisione di Ilaria, vive la certezza di aver dato una risposta adeguata. Ciò che accomuna Ilaria e Francesco è l’appartenenza a un partito politico che ha saputo e sa creare le classi dirigenti. Un percorso che non si può sottovalutare, da rimettere al centro della politica: i partiti devono creare uomini e donne con la giusta sensibilità e conoscenza per portare avanti programmi politici adatti al bene comune. Sembra scontato, ma oggi il senso comune va nella direzione opposta, alimentato dai populismi più beceri. Questa strada, ancorché facile, è senza ritorno.
L’Italia è un Paese in grande difficoltà che rischia di andare in caduta libera. E non solo per motivi economici (l’enorme debito pubblico e le manovre sbagliate) o geopolitici (la globalizzazione). La società è cambiata e non riesce a mostrare capacità di reazione, anzi si ripiega su sé stessa. La politica ha una grande responsabilità in questo fenomeno, ed è specchio essa stessa della china presa. Come la società ha iniziato un’opera di smantellamento in molti capisaldi del convivere civile, i partiti da anni mostrano una reazione “autoimmune”, tendendo all’autodistruzione. Così a partire dai “vaffa day” fino all’elegia negativa dei “professoroni” (intesi come quelli che sanno), passando per le lotte intestine dove l’ideologia ha prevalso sul bene del Paese. Ci sono dentro più o meno tutti in diverse misure, dal nazionale al locale.
I partiti sono soggetti ben presenti nella Costituzione che all’articolo 49 recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. E i partiti hanno il dovere di concorrere a formare la classe dirigente attraverso percorsi di esperienze, di lavoro, di approfondimento. Non esiste il mestiere della politica perché la politica è una missione e ancora più di un mestiere chiede il massimo a ogni cittadino. Mentre si tagliano i sussidi alla stampa (che non deve rispondere alle logiche del mercato, altrimenti è solo una media company qualsiasi) e si spengono i microfoni di radio radicale, cambia il “costume” politico. I leader non accettano il confronto tra loro, fanno video da far girare via social e sfuggono al contraddittorio.
L’ideologia dell’ignoranza è diventata primo strumento politico, poi grimaldello di alcuni partiti per fare breccia in una popolazione (parte di essa), effettivamente stremata da diversi anni di crisi economica. Così l’ideologia dell’ignoranza si è trasferita sul corpo elettorale diventando orgoglio dell’ignoranza. Un vortice distruttivo che trascina ogni elemento costituente del vivere civile e sdogana le più rozze posizioni, toglie compostezza ed educazione, modifica il modo di rapportarsi e intendere il vivere civile. L’elenco di “idee pericolose”, che fino a pochi anni fa non avevano neppure cittadinanza, oggi fanno presa. Così la difesa “diventa sempre legittima”, anche quando si trasforma in “vendetta ad uso espresso”. Per questo e per tant’altro i partiti devono continuare a formare la buona classe dirigente.
Francesco Oldani