Alcune considerazioni a seguito del gravissimo fatto di cronaca avvenuto a Sabbioneta

Il terribile fatto di cronaca (purtroppo non l’unico!) accaduto a Sabbioneta (Mantova) verso la fine dello scorso mese di novembre, merita qualche veloce ma puntuale considerazione.

Come molti ricorderanno un padre separato, nonostante il giudice gli avesse ingiunto di non avvicinarsi alla casa dell’ex moglie e dei figli, ha atteso che essa uscisse, è entrato nell’abitazione ed ha appiccato il fuoco, pur sapendo che in una stanza erano rimasti due bambini di 11 e 4 anni. La mamma al suo ritorno si è precipitata dentro casa affrontando con coraggio le fiamme e il fumo ed è riuscita a portare in salvo il figlio più piccolo. Non ce l’ha fatta invece con il maggiore, Marco, che è morto soffocato.

Questo ragazzo undicenne è stato travolto dall’odio di suo padre per sua madre: l’uomo si è scagliato contro i figli nella folle convinzione che, uccidendoli, l’avrebbe colpita e distrutta per tutta la vita con il peggiore dei dolori!

Ma come può un uomo, un padre, arrivare a tutto questo? Come può dimenticare che quelli erano “anche” i suoi figli e che lui li ha cresciuti fin dalla loro nascita? Cosa può scatenare una violenza inaudita come questa che porta ad impazzire, a non ragionare più, a compiere gesti disperati?

Come si possa arrivare ad un odio di questo genere, ad un comportamento così crudele, credo sia impossibile spiegarlo trovando un benché minimo appiglio.

Ma il gesto assurdo di questo padre mantovano non parte dal nulla in questa nostra società che qualcuno ha definito “sazia e disperata”, nella quale sono svaniti, come neve al sole, quei valori (umani e cristiani) che fondano la vita.

Quando una coppia si divide, molte volte i figli diventano “oggetti” da contendere davanti al giudice, da ricattare in ogni maniera. Non è infrequente vedere bambini che, nei giorni stabiliti dal tribunale, aspettano il papà davanti alla porta di casa per passare con lui il tempo stabilito e poi tornare dalla mamma. Appunto: bambini considerati alla stregua di cose ed anche – come è successo a Sabbioneta – messi contro il coniuge per ferirlo e fargli del male in modo irreparabile.

Quanto ci siamo allontanati da una visione “religiosa” della vita, secondo la quale col Battesimo i bambini diventano figli di Dio, persone amate dal Signore, affidate ad un papà e a una mamma perché li aiutino in una crescita sana e armoniosa!

Distrutte le fondamenta del vivere, dimenticati i valori essenziali (l’impegno, il rispetto, il sacrificio, il perdono, il dono di sé, l’amore, la speranza…), l’indifferenza sta oggi scavando una fossa sempre più profonda ed annienta ciò che di veramente prezioso ha la società: la realtà della famiglia!

Nel nostro tempo, “liquido e fragilissimo”, aumentano le coppie che si separano ed aprono così delle grandi ferite non solo tra gli adulti ma soprattutto nei figli, ai quali viene a mancare un rapporto educativo che li aiuti a scoprire la grandezza dell’amore, la bellezza della vita familiare, il dialogo tra le generazioni, l’accompagnamento nella crescita, in particolare nell’età delicatissima dell’adolescenza. La conseguenza di tutto ciò è sotto gli occhi di tutti: quanti ragazzi, senza una guida autorevole, sono allo sbando e finiscono per vivere alla giornata, alla spasmodica ricerca di surrogati - veri e propri miraggi - che non potranno mai placare la sete di verità che alberga nel cuore umano?

Ha scritto J. Maritain: “Abbiamo bisogno, tutti, di molto amore per vivere bene. Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza. L’odio è spesso una variante impazzita dell’amore. L’indifferenza avvelena la terra, ruba la vita agli altri, uccide e lascia morire: è la linfa segreta del male”.

Impegniamoci tutti a riscoprire quella capacità di amare che distrugge il seme nefasto dell’indifferenza.