Adolescenti tra disagi e opportunità

Qualche tempo fa ho letto questa notizia che mi ha molto impressionato: “Tra il 2008 e il 2016 in Lombardia bambini e adolescenti in carico alla neuropsichiatria infantile sono passati da 65mila a 114mila; da 4% al 7% della popolazione”.
Quali sono le cause profonde di un simile malessere, che a volte provoca gesti estremi e certamente disorienta tutti coloro che, come genitori, insegnanti ed educatori, hanno a cuore la condizione dei nostri ragazzi?
Il dott. Stefano Benzoni, neuropsichiatra del Policlinico di Milano, afferma: “I nostri ragazzi sono supereroi fragili. Sono in aumento soprattutto i casi complessi, cioè con più diagnosi contemporaneamente e con problemi psicosociali: disturbi dovuti all’ansia, al deficit di attenzione, che si sommano spesso a situazioni familiari difficili: genitori separati e disagio economico”.
Ma può bastare questo a spiegare una situazione così pesante e preoccupante? Certamente no. Ancora il dott. Benzoni sottolinea da un lato un aumento della sensibilizzazione nei confronti dei problemi dei preadolescenti e degli adolescenti, che permette di riconoscere con più tempestività le situazioni critiche; dall’altro, però, ecco un aumento del disagio sociale, della diversità, delle difficoltà di accesso ai servizi di cura.
Un’ulteriore criticità è data dall’impoverimento delle reti educative (pensiamo solo alla realtà scolastica che fatica a rinnovarsi) e da tante fragilità all’interno della famiglia stessa, con genitori che spesso si trovano in grande difficoltà.
Questa nostra società “sazia e disperata” (I. Biffi), poi, ci mette del suo: l’accelerazione dei mutamenti sociali, dei ritmi di vita e delle trasformazioni tecnologiche, crea ulteriori problemi ai cosiddetti “nativi digitali”, i quali soffrono pesantemente proprio a causa del vortice tecnologico. Così si esprime il dott. Benzoni: “I nostri ragazzi vivono in famiglie sempre più accelerate, dove si passa tantissimo tempo a fare moltissime cose, con un senso di inconcludenza e con la sensazione di essere soverchiati da un isolamento crescente… I genitori si ritrovano a rincorrere gli strumenti educativi invece di anticiparli e prospettarli ai figli, creando una pericolosa alienazione e accrescendo le distanze; per cui si può dire che i bambini vivono ad anni luce di distanza dai propri genitori!”.
Così, nella fase più critica dell’adolescenza, quando i nodi educativi vengono al pettine, i ragazzi si trovano letteralmente spiazzati e privi di riferimenti credibili.
Senza alcuna pretesa di avere una risposta che risolva tutti i problemi di chi nell’adolescenza si sta aprendo alla vita, mi sembra bello offrire ai genitori, agli insegnanti, agli educatori, agli allenatori sportivi e anche a noi come Chiesa (penso in particolare alla preziosa istituzione degli Oratori, che fortunatamente sono ancora un punto di riferimento per tanta gioventù della nostra città) alcune parole di San Giovanni Bosco, da tutti considerato padre e maestro dei giovani: “In ogni giovane, anche il più disgraziato, vi è un punto accessibile al bene; dovere primo dell’educatore è cercare questo punto, questa corda sensibile”.
Come afferma Papa Francesco “i giovani sono la nostra terra sacra: il loro cuore deve essere considerato terra sacra, portatore di semi di vita divina” (dal n. 67 dell’Esortazione Apostolica del 2019 “Christus vivit”, rivolta ai giovani e a tutto il popolo di Dio).