Nel libro “Somma Lombardo, storia, descrizione e illustrazioni” pubblicato nel 1880, il nostro illustre concittadino Lodovico Melzi, ebbe a dire, parlando della allora da poco aperta stazione delle Ferrovie dello Stato, “ … quel lurido casotto che ebbe l’immeritato onore di accogliere i Sovrani d’Italia …”. Non so se quel giudizio fosse o meno corretto; sta di fatto che mi torna in mente ormai da parecchio, partendo o arrivando da Milano nel mio paese natio mai abbandonato. Nel lontano 1938, e per molti anni successivi, andando ogni giorno a Legnano per la allora a pochi riservata avventura della frequenza di una scuola superiore, avevo avuto l’occasione di ammirare una stazione ben diversa da quella vista poco più di mezzo secolo prima e con disgusto dal conte Melzi. Era pulita e ordinata, molte volte premiata per la cura con cui veniva abbellita da fiori e alberi. Ricordo ancora con nostalgia il capostazione cavalier Meacci, dal rosso berretto con molti filetti dorati, e con la classica trombetta di ottone che dava il “via” alle sbuffanti locomotive (la “paletta” verde verrà molti anni più avanti). E ricordo anche il trafficato scalo merci, col via vai continuo di carri, per le spedizioni del materiale proveniente dal Cotonificio Bellora, dal Lanificio di Somma (Coperte di Somma, coperte di sogno: chi ricorda la pubblicità televisiva degli anni Sessanta, di casa Mostertz?) nonché dagli altri molti opifici cittadini ormai scomparsi in questo mondo globalizzato. Assai più tardi, come fresco vincitore di uno degli ultimi severi concorsi nazionali per una cattedra universitaria nella Facoltà di Ingegneria della “Alma Mater Studiorum” bolognese (che proprio allora festeggiava il suo novecentesimo compleanno), potevo acquistare direttamente in stazione il mio abbonamento da Somma a Bologna, prima classe con posto riservato sui rapidi, e per sole novantottomila Lire mensili, grazie alla “Tarìffa 51” riservata ai funzionari dello Stato sin dalla formazione del Regno d’Italia, ma poi scomparsa all’improvviso insieme alla povera Lira.

Da anni, quel che resta della vecchia stazione (lo scalo merci è da decenni chiuso e fatiscente) giace in stato di abbandono. Niente sala d’aspetto, niente ingresso, niente vendita interna di biglietti: e nemmeno funziona la curiosa “obliteratrice” che li dovrebbe poi convalidare. Sparito il secolare “passaggio a livello” con l’adiacente casello, per decenni abitato dalla famiglia Martini; invisibili i ferrovieri responsabili del traffico locale (ma ci sono ancora?). Basta un annoiato capotreno, per dare il “via” di volta in volta, ai pochi convogli che fermano a Somma. Il Comune, che pur ha incassato una sostanziosa somma in Euro per la chiusura del passaggio a livello, chiusura che ha sicuramente limitato e danneggiato il collegamento fra Mezzana e il centro, sembra del tutto disinteressato a questa inaccettabile situazione. Quousque tandem?