Costruire cultura, responsabilità di tutti

Non c’è come il buio per desiderare la luce.
Mai avremmo pensato di percepire l’urgenza di parlare in questo nostro contributo di bellezza.
Mai, prima che una del tutto inattesa pandemia venisse a bussare alla nostra porta, alla porta di tutto il mondo. Prima di questa incredibile situazione non facevamo caso a quanto eravamo fortunati, semplicemente perché non avevamo il tempo neanche di vederle, certe cose; eravamo troppo impegnati a compiere tantissime azioni. Durante la fase del lockdown, invece, avendo passato un momento così buio e pieno di problemi, abbiamo avuto bisogno di rispolverarla, la bellezza. E per noi è stato come trovare un antidoto al morso velenoso di un serpente pericoloso che ci ha fatto soffrire. Per questo motivo abbiamo anche collaborato con Radio Somma Libera, proponendo tre puntate sul senso della bellezza, su cosa essa rappresenta per noi.
Ma in che termini noi vogliamo parlare di bellezza?
“La Repubblica Italiana riconosce la bellezza quale elemento costitutivo dell’identità nazionale, la conserva, la tutela e la promuove in tutte le sue forme materiali e immateriali: storiche, artistiche, culturali, paesaggistiche e naturali”. (Modifica articolo 1)
È stato importante soffermarci sul significato di bellezza immateriale e materiale. Perché la bellezza è certamente una caratteristica visibile, che si può toccare. Come un paesaggio di montagna, o come cura di sé stessi e della propria immagine o dei propri luoghi, o ancora come un’opera d’arte. Perché noi sappiamo quanto l’arte sia nutrimento e possa contribuire a creare bellezza, contro tutto ciò che l’uomo può distruggere.
Peppino Impastato era d’accordo con noi. Se si insegnasse la bellezza, se si educassero le persone a guardarla, diceva, essa sarebbe una fortissima arma contro la tristezza della rassegnazione e contro lo squallore di un brutto paesaggio deturpato per mano dell’uomo o per l’usura del tempo, per fare in modo che la curiosità e lo stupore rimangano sempre vivi dentro di noi.
Ma bellezza è anche e soprattutto ciò che a volte si nasconde e non si vede. E bisogna cercarla, nella nostra interiorità, in tutti i colori che abbiamo dentro, i valori del nostro cuore.
“La bellezza è per me lo specchio in cui risplende la tua anima. Cioè la vera bellezza non è fatta di maschere, di bambole finte che sembrano di plastica. La vera bellezza è in quella in cui il tuo io più profondo risplende come davanti ad uno specchio”. (cit. A. Besozzi)
“La bellezza si fa sentire dentro il cuore. Ci vuole tanto spazio nel cuore. È quando mi guardo allo specchio”. (cit. L. Argento)
“Significa essere responsabili del mondo. Essere in grado di aiutare gli altri con i buoni valori, come la bontà e il rispetto per il prossimo, anche per chi è tanto diverso da noi e per questo ci fa paura”.
E ancora di più nella relazione con le altre persone. Soprattutto quest’ultimo è l’elemento che l’isolamento del lockdown ci ha mostrato con maggiore evidenza.
Quello che non sfugge ai nostri occhi è il valore culturale della bellezza. Perché la bellezza fa cultura. È la cultura, l’identità di un popolo. E a noi ricorda una ferita. La ferita dell’essere stati in qualche modo un poco, di nuovo dimenticati, in questa fase delicata della vita del mondo, come si fa con le vecchie rovine, o con le cose che non servono. Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas aveva sottolineato come l’isolamento stia diventando un’aggravante della fragilità che già caratterizza la vita di milioni di famiglie. Perché dimenticarsi di una parte delle persone di questo mondo significa dimenticare una certa parte di tutta quella bellezza che lo abita.