Sono state scritte molte ipotesi sulle sorti di questo canale, dov’era collocato realmente? Venne distrutto da una piena? La rete di comunicazioni fluviali a oggi ancora esistente, in tutto o in parte, era in funzione di esso?
Personalmente mi ritengo debitore nei confronti degli autori che hanno pubblicato i saggi che ho potuto consultare, grazie quindi al loro grande lavoro di ricerca, e alla mia conoscenza del territorio posso trarre delle conclusioni ben documentate. Innanzitutto ritengo che l’Antico Naviglio del “Pan Perdù”, è tuttora presente sul territorio, nonostante da alcuni sia completamente ignorato e da altri venga geograficamente collocato più a sud. Inoltre dobbiamo chiederci qual è l’origine del nome, a quando risale la sua costruzione e quale era la sua funzione. Il nome “Pan Perdù” è antichissimo, così veniva chiamata l’ottava rapida (rassa, rabbia) che i Paroni affrontavano al timone delle loro barche. I “Paron” (Padroni) erano i comandanti di una barca di piccolo cabotaggio (oggi si chiamerebbero Skipper) e venivano così chiamati a conferma dei contatti avuti con la città lagunare di Venezia. Nel tratto di fiume tra Sesto Calende e Tornavento le rapide erano 20 ed ancora oggi molte di queste conservano il loro valore toponomastico sul territorio. I loro nomi devono essere attribuiti ai Cavallanti di Golasecca, categoria di lavoratori poco considerata dagli storici, meritevole invece di più attenzione per il faticoso lavoro svolto durante l’attiraglio delle barche in fase di risalita da Tornavento a Sesto Calende. I Cavallanti hanno sempre dato un importante contributo alla navigazione di questo grande fiume a cui Milano deve molto per la crescita della “Grand Milan”: “E tra l’altre non mai abbastanza lodate da me utilità e commodo, che la grande città di Milano riceve dal Tesino[…]” (P: Morigia). Secondo il Domenicano Leandro Alberti (in “Descrittione di Tutta Italia”, 1551) ed il Gesuato Fra Paolo Morigia (in “Historia della Nobiltà, et degne qualità del Lago Maggiore”, 1603), la costruzione di questo Naviglio va attribuita ad un Re Longobardo: “[…] fu fatto un letto molto dritto da i Re de i Longobardi, per il quale scende esso Tisino, qual prima scendeva molto tortuosamente, come narrano le croniche” (Alberti); “[…] e perché anticamente egli scendeva grandemente tortuoso e molte navi perivano, e altre pativano, però piacque a i Re di Longobardi di far fare un taglio d’un letto dritto” (Morigia). Non sappiamo quale sia la fonte di questi autori, ma, a conferma che il canale del PanPerduto sia molto antico esistono molti documenti Ducali del XV secolo che attestano concessioni aurifere. “[…] dal Naviglio Antico sito in Panperduto fino alla chiesa di Castelnovate”. Molto interessante è anche un documento spagnolo del 15 giugno 1636, dove si parla di “navillo trassado antiguamente”. Questo documento venne glissato dall’Oltrona Visconti, attribuendo all’autore spagnolo la poca conoscenza del territorio. Probabilmente l’Oltrona Visconti pensava che il “PanPerdù” fosse in un luogo diverso, molto lontano dalla rapida, lo scrivente spagnolo invece ha precisato “navillo” e non “fosso” non si tratta di una sottigliezza, ma di una macroscopica differenza.
“Antico Naviglio”, “Navigliazzo” (Ing. Gerolamo Quadrio - 1668) o “canale della Salzera detto del Pan Perdù” (Ing. Azaralla - 1749) sono i nomi che si possono trovare in letteratura e tutti si riferiscono al Naviglio del Pan Perduto, antico perché costruito prima del Naviglio Grande, quindi il primo naviglio costruito in Europa. L’Avv. Antonio Rusconi nel suo studio “Le Origini Novaresi” (1875) afferma: “sappiamo, per esempio che i Galli avevano già posto mano a Somma, nella località Pan Perduto, ad uno scavo […]”. Grazie allo scritto del Morigia, al Catasto Teresiano (foglio 18) e alla relazione di Elia Lombardini (Giornale dell’Ingegnere – Architetto e Agronomo – 1863) possiamo descrivere la rapida e il territorio che la circondava prima della costruzione della Diga del Pan Perduto. Occorre precisare che anche oggi sulla sponda piemontese di Varallo Pombia esiste una rapida chiamata Confurio (dove l’acqua confluiva furiosamente) oggi conosciuta col nome di “Curentùn”, che ha dato il nome alla roggia molinara di Varallo (Canarel) ed all’isola del Confurio che la separa dalla più rinomata rapida del “PanPerdù”. Con il trattato di Worms (1743) l’isola divenne parte dello Stato Sardo e ancora oggi segna il confine con la Lombardia. Dal Lombardini apprendiamo che la rapida del Pan Perduto aveva una pendenza del 2,80 per 1.000. L’isola impediva il flusso regolare dell’acqua, che così acquistava una notevole velocità, confluendo furiosamente in grande quantità per un tratto di 650 metri, rendendo molto difficoltosa la risalita. Sappiamo che le barche in fase di risalita erano caricate con importanti merci, esportate oltralpe, come le granaglie e il preziosissimo sale (canale della Salzera), dunque perivano e pativano. Il nome che i cavallanti hanno attribuito alla rapida del “PanPerdù” risulta di facile comprensione, poiché l’impeto dell’acqua su questa rapida metteva a rischio i preziosi carichi, il “pane”, frutto di tanto lavoro, quindi la costruzione di questo naviglio fu indispensabile. Va ricordato che il canale è sempre appartenuto ai Signori di Milano e successivamente al Ducato, sotto tutte le dominazioni. Il sale è sempre stata la gabella più importante per le casse Ducali.
L’incile del vecchio Naviglio era ubicato poco più a sud del torrente Strona, prima dell’attuale diga di presa della conca del bacino di Maddalena e terminava sotto la rapida del “Pan Perdù”, a sinistra dello Sfioratore (troppo pieno del bacino) guardando in direzione del fiume. Sull’isola artificiale, che oggi chiamano “Confurto” (nome privo di significato comunque giustificabile in quanto riportato su una mappa degli anni ’60 del secolo scorso dovuto ad un errore di trascrizione dei cartografi dell’Istituto Geografico Militare [IGM] e che si riferisce all’isola tra le due rapide [Confurio e non all’isola artificiale) oggi possiamo riconoscere un tratto del canale (dove al suo interno sono stati costruiti “i giochi d’acqua”). Lo sbocco al fiume, seppur coperto da vegetazione, è ancora riconoscibile, mentre la parte costruita più recentemente oggi viene usata come scaricatore delle acque del bacino. Un documento della “Veneranda Fabbrica del Duomo” datato 1390 indica al Vicario di Provvisione i lavori da eseguire presso il PanPerduto “per assicurare un corso regolare alle imbarcazioni” (Storia del Ticino, Mario Comincini, 1987), oggi questa parte del Naviglio, conosciuta come “canale navigabile” (IGM), sfocia in località Fugatore (fugator, canale che raccoglie le acque di rifiuto). Questo luogo prende il nome dal canale fugatore del “Mulino di Sopra – Murin da scima –Murin e Resega” e sfocia sulla rapida del “Cagaratt” oggi conosciuta come “Tisinasch”. Tale rapida veniva così chiamata perché il “panello”, residuo della spremitura dei semi di lino, veniva raccolto e usato come mangime nella quasi totalità, ma ciò che rimaneva, finendo nel canale, diventava un lauto pasto per i topi (ratt). I Calafati di Coarezza con la costruzione del Duomo (1386) progettarono un nuovo tipo di barca i “Burcell cun Cagnùn”, le cui dimensioni ci sono note grazie a Guido Candiani nel suo pregevole studio “La via ferrata per il trasporto delle barche da Tornavento Sesto Calende”. Queste imbarcazioni dopo il 1750 raggiunsero il numero di 272 (una barca costava quanto una casa). Questa “flotta” effettuava 5.000 viaggi verso Milano nell’arco di un anno, trasportando numerosi materiali verso la città di Milano tra cui le pietre per la costruzione del Duomo che venivano bloccate con delle travi chiamate “Cagnùn”. Le loro dimensioni erano le seguenti: 24 metri di lunghezza, 4,56 mt. di larghezza, 0,78 mt. di pescaggio e una stazza di 30 tonnellate. Possiamo affermare che le barche di così grosse dimensioni avevano difficoltà ad imboccare l’Antico Naviglio posto sotto la rapida, a causa della forte corrente e dell’argine per niente favorevole a tali manovre, perciò fu indispensabile l’intervento della Fabbrica del Duomo. Se analizziamo le mappe del Catasto Teresiano e del Cessato (entrambe al Foglio 18) si può osservare che il fosso che portava l’acqua al bottaccio del Mulino di Sopra era alimentato dalla Roggia Visconti, che a sua volta prelevava le sue acque dal Naviglio del “PanPerdù”. Lodovico Melzi (Somma Lombardo Storia – 1880) prendendo in esame un documento del 1368 cita una concessione attinente al prelievo dell’acqua. Tale citazione si deve considerare relativa alla Roggia Visconti.
Il Mulino di Sopra era antichissimo (oggi rimane solo lo scarico del troppo pieno del bottaccio che si riversa nel naviglio), si presume dell’XI-XII scolo. L’Antico Naviglio era tributario del fosso che alimentava il mulino, ed è su questo fosso che è stata costruita la seconda parte del naviglio (ancora oggi bellissimo) basandoci sulla semplice considerazione che l’acqua non può andare a monte.
Numerosi lavori sono stati eseguiti nei secoli, sulla spiaggia del “Fugatore”, dove fino all’anno 1929 era presente una massicciata che serviva da banchina alla quale le barche approdavano in attesa di risalire il naviglio, ancora oggi con acque basse si vedono i pali che ne costituivano la struttura. Un ponte dalla banchina scavalcava il naviglio e si allacciava all’alzaia indicata dal Catasto Cessato come “Strada Comunale dell’Alzaia del Pan Perduto”. La costruzione di questa alzaia metteva al riparo dalle piene tutto il naviglio (non fu così per le piene del 1568 ed 1868). Le pietre della banchina vennero impiegate per costruire la “Filarola” in cima alla rapida del “Cagaratt”, in modo di consentire un’alimentazione costante alla Roggia Simonetta Clerici (Roggia d’Oleggio). Fu necessario innalzare questa roggia dopo la piena del 1928 che modificò il letto del fiume per cui il vecchio incile, posto sulla riva di Marano Ticino, non poteva più essere alimentato.
Possiamo concludere che il canale del Panperduto, Antico Naviglio di origine Longobarda, sia stato protagonista in un’epoca in cui il Fiume Azzurro aveva (e ha ancora) un valore importante per l’uomo, per i suoi commerci e per il suo sviluppo sociale. Sono tanti gli episodi, le citazioni in cui si fa menzione di “detto canale” ed altrettanti gli oscuri e le cose ancora da scoprire in merito ad esso.