Le richieste di welfare da parte della cittadinanza crescono. L’importanza di una strategia

In questi anni la crisi è stata profonda e continua ad esserlo. Se tutti noi, chi direttamente, chi fortunatamente solo per averlo ascoltato, ha conosciuto la dissipazione dei posti di lavoro, la chiusura delle imprese e l’emergere dei nuovi lavori, spesso cattivi lavori, mal pagati con turnazioni che sembrano cancellare l’ordine sociale di una vita famigliare, solo chi è chiamato a fronteggiare l’emergenza sente il polso profondo della situazione. Negli ultimi due anni, l’area dei servizi sociali di Somma Lombardo ha dovuto fare i conti con un crescendo impetuoso di richieste, di assistenza, di bisogni che non sono solo di tipo economico. Perché se è vero che l’insussistenza economica, che spesso emerge in modo improvviso e violento, è il detonatore, vi è anche un insieme di aspetti legati alle trasformazioni sociali e demografiche che incide profondamente nel disagio.

Chi amministra, crediamo, debba avere una profonda competenza delle “cose umane”, perché queste, aspetto poco evidente alla cittadinanza, coinvolgono tutte le aree della cosa pubblica. Dare ausilio a una famiglia sprofondata nella povertà per una separazione o la fine del lavoro, significa innescare una macchina che, partendo dai servizi sociali coinvolge i lavori pubblici, l’istruzione, i servizi al cittadino. E a cascata l’ordine pubblico, il decoro del tessuto urbano e molto altro. La penuria di risorse fa il resto. E allora come si affrontano queste situazioni?

Crediamo che il giusto approccio ai servizi sociali, sia quello di costruire una dettagliata mappa qualitativa dei disagi, degli ambiti da cui le richieste possono emergere. Lo studio di tutte le maggiori fattispecie e delle loro correlazioni permette di immaginare un piano complessivo di intervento che, se per ogni situazione, non può sempre trovare una soluzione piena, può almeno dare una risposta. Parziale a volte, ma presente.

La strategia “globale” non può partire che dai più svantaggiati che spesso sono disabili e anziani. In particolare un’azione che eroghi i servizi necessari affinché queste persone possano permanere nei propri nuclei famigliari. Per i disabili tutto ciò che si rende necessario a sostenere le famiglie e, nei casi in cui è possibile, favorire l’ingresso nel mondo del lavoro. Un esempio concreto è il gruppo di lavoro Città accessibile che coinvolge le associazioni in un percorso di superamento delle barriere fisiche e mentali necessarie all’inclusione sociale di tutti i cittadini. Per gli anziani occorre agire per chi ha perso autonomia, sia nella somministrazione di pasti, sia nelle pratiche di tele soccorso, nondimeno con sostegni economici e umani. La presenza dell’amministrazione deve essere forte anche nelle prime fasi della vita quando bambini e giovani necessitano di programmi di sostentamento con asili, nidi, ludoteche, laboratori. E nei casi più difficili un’efficiente macchina per gli affidi. A seguire l’ausilio ai giovani, in grande difficoltà nell’entrare nel mondo del lavoro. Una buona amministrazione deve garantire l’accesso a tutte le risorse disponibili con orientamenti scolastici, tirocini, servizio di leva civica. E poi, piaga di questi tempi, tutto ciò che si può spendere per combattere l’esclusione sociale mettendo in campo tutti i presidi disponibili favorendo percorsi di integrazione. La battaglia contro le ludopatie e i fenomeni di violenza di genere è senza tregua. Ma anche cercando di mettere in atto progetti sovra distrettuali per l’erogazione di contributi economici e di abitazioni. Per ogni tassello del mosaico descritto, troviamo un’azione concreta di questa amministrazione che, in queste poche righe non è possibile elencare. Non è sufficiente sicuramente, ma persiste buona volontà, competenza e determinazione.