L’anno appena trascorso è stato il ventesimo dall’inaugurazione di Malpensa 2000, un’infrastruttura strategica per il paese che la città di Somma Lombardo ha dovuto, in sostanza, subire fin dall’inizio. Le azioni della politica che si sono succedute negli anni sono state frammentarie e hanno dovuto scontare una situazione che non ha consentito la possibilità di mettere in atto piani di sviluppo a lungo termine. Piani collocati sopra l’avvicendarsi delle parti politiche e che consentano una programmazione economica, sociale e civile di svolta. Oggi l’aeroporto della Malpensa è collegato al capoluogo con la SS 336, partendo dall’A8 in un percorso ormai inadeguato e pericoloso fino al T2 e, proseguendo dal T1, con il tratto della stessa 336 verso l’A4, adeguato e di recente costruzione. Con l’apertura della stazione ferroviaria al T2, il collegamento su ferro è in linea con gli standard delle maggiori capitali europee. Tuttavia queste infrastrutture sono centrate esclusivamente sul collegamento Milano-Mpx e trascurano totalmente l’ecosistema urbano limitrofo. Esiste una difficoltà oggettiva nel mettere a punto progettualità di sistema condivisi dai comuni del Cuv, sia per interessi particolari, sia per una complessità crescente. Recentemente il sindaco di Cassano Magnago Nicola Poliseno di Forza Italia ha richiesto l’abolizione del casello di Gallarate. Una richiesta dettata dall’imponente flusso veicolare che utilizza l’uscita di Cavaria per non pagare il pedaggio, generando un traffico abnorme su arterie non dimensionate per contenerlo. La posizione del sindaco di Cassano è condivisibile e intelligente ma si scontra con una molteplicità di interessi contrapposti, in primis la necessità di incasso del gestore delle autostrade che, anche in diverse altre situazioni, sta inducendo un impatto ambientale peggiore di quello che si avrebbe con percorsi ottimi. A Somma Lombardo si vive una situazione simile a quella di Cassano Magnago. Quanti veicoli escono a Vergiate e attraversano la nostra città per raggiungere la Malpensa evitando le barriere a pagamento? Da anni si discute di una tangenziale che riduca il traffico interno. Tuttavia occorre valutare con attenzione il vero impatto alla luce degli ultimi sviluppi dello scalo. Se per tangenziale si intende un’arteria che dall’uscita di Vergiate convogli il traffico direttamente al Terminal 1 (progetto mai pensato e valutato), allora si costruisce un’infrastruttura di completamento a nord che manca. Se invece la tangenziale è una facilitazione per chi non vuole pagare i pedaggi e produce una via diretta per riversare fiumi di veicoli su una via Giusti ormai al collasso, allora forse è il caso di ripensarci. Ma il problema di fondo è che non si risolve una questione complessa con soluzioni particolari: occorre il concorso di tutte le parti. E forse è ora di iniziare a pensare ad autostrade in abbonamento come in Svizzera (almeno per alcune tratte), dove il traffico si incanala in percorsi ottimizzati a minori impatto ambientale senza schiacciare il tessuto urbano circostante. Ma per questo tipo di progettualità occorre programmare con le amministrazioni locali che si avvicendano, con la regione, con la società Autostrade e con qualche altra decina di enti preposti. E per questi obiettivi occorre una politica promossa da persone di valore. E in un Paese dove si è affermata la dottrina per cui “uno vale uno”, tutto questo appare un’utopia..