Alla scoperta del nostro territorio, sempre ricco di sorprese

Ci attirava l’idea del Sentiero Europeo, lungo percorso che congiunge Capo Nord con Capo Passero in Sicilia, per una lunghezza di 6000 Km, di cui 100 Km nel Parco del Ticino: un tratto di questo cammino è nella nostra brughiera del Vigano e volevamo percorrerlo. L’appuntamento per il Gruppo “Cammino piano” era a Coarezza, davanti al Circolo. Da lì si può scendere alla Ticinella lungo la Via Orsa, sempre abbondante di manufatti: come i mucchi di inerti che abbiamo trovato abbandonati ai suoi lati! Ma qui abbiamo cominciato anche a vedere i danni prodotti dai temporali estivi: grandi pini con le radici all’aria, fatti a pezzi da chi è preposto a mantenere liberi i sentieri del Parco.

Dalla Ticinella, tristemente chiusa e un po’ abbandonata, abbiamo iniziato il percorso, in salita, del Sentiero Europeo, pavimentato con un bel e solido acciottolato, di recente fattura. In cima alla salita, ci siamo trovati immersi nel Vigano, brughiera tutta di alti pini, impregnata di un’aria dolcemente balsamica e profumata. Purtroppo era frequente anche qui lo spettacolo dei grandi pini sradicati e ammucchiati ai lati del sentiero: le loro fragili radici non avevano garantito una difesa contro il vento impetuoso dell’estate. Lasciato il Sentiero Europeo, siamo scesi verso Coarezza, per la Bruciata. Una bella radura con grossi tronchi ci ha permesso di fare una foto ricordo del Gruppo. Da lì a Coarezza il tragitto è breve. Ma ci attendeva un’altra sorpresa: in località Cerro, sotto una rustica croce di legno, c’era una Madonnina, piccola, di plastica, immersa nell’edera, ma ben visibile. Ci siamo tutti fermati, davanti a questo segno di devozione e, in cuor nostro, abbiamo rivolto un affettuoso saluto alla Madre Celeste, che tanto spesso abbiamo incontrato lungo i nostri itinerari boschivo-campagnoli.

Infatti, nel territorio di Somma, rimangono antiche cappelle, in genere dedicate alla Vergine, segno della profonda devozione popolare dei contadini sommesi. Secondo quanto ci narra Ambrogio Rossi, nella sua monumentale opera su Somma, nel secolo XVII, dopo la tragica peste bubbonica, un risvegliato sentimento religioso portò alla costruzione di numerose cappellette nella campagna sommese, in mezzo ai coltivi. Queste piccole costruzioni, che servivano anche da rifugio durante i violenti temporali estivi, erano punto di appoggio nelle processioni dell’annuale benedizioni dei campi. Nel nostro breve peregrinare qua e là tra boschi e campagna, ne abbiamo incontrata qualcuna: la Madonna della Preja, così ben conservata dalla cura degli abitanti del quartiere; la cappella di Monbello, sul Sempione, un po’ malandata e ormai priva degli affreschi che l’adornavano, ma comunque piena di fiori e di immagini sacre; la cappella sulla strada che porta a Golasecca, di recente costruzione ad opera di privati, che hanno portato qui la Madonna di Monte Berico. Ma la Madonnina che qualcuno ha collocato ai piedi della croce del Cerro, a Coarezza, ci ha sorpreso e commosso, perché testimonianza di fede spontanea e gentile e anche noi, in cuor nostro, abbiamo detto: Ave, Maria!