Questa è la storia di un’azienda aereonautica sommese che all’inizio era una falegnameria gestita dai fratelli Giuseppe e Riccardo Visco, proprietari di un’officina in via IV Novembre. I fratelli Visco furono presi dalla voglia di imitare quanto aveva fatto Gianni Caproni prima della Grande Guerra: infatti si misero in mente di fabbricare un aereo per “sgorattare” pure loro nei cieli lombardi.
Fu così che, oltre al loro solito lavoro di falegnami, attività che dava loro di che mantenersi, si dedicarono alla costruzione di un piccolo velivolo però senza motore: sia perché in quegli anni del primo dopoguerra il volo a vela era in auge, sia per il costo elevato di utilizzare un motore che era al di là delle loro possibilità.
Per la verità, essi non erano propriamente alle prime armi nella costruzione di velivoli perché durante il 1° conflitto mondiale, avevano eseguito delle lavorazioni in legno, non impegnative, per ditte aereonautiche (anche per la Caproni).
Fu così che dal 1924 accanto alla normale attività di lavorazione del legno, Giuseppe e Riccardo si buttarono in questa impresa, e il loro primo esemplare (su progetto e disegno dell’ingegner Emanuele Cambilargiu) fu un modello di aliante di 13 metri d’apertura alare, una lunghezza di 5,6 metri e un peso a vuoto di 55 chili che tecnicamente fu definito: “apparecchio che è stato costruito per eseguire il volo a vela statico o il volo dinamico con venti leggeri”.
L’aliante fu battezzato Goliardia e prese parte, assieme a un altro battezzato Febo Paglierini (costruito nelle officine Gabardini di Cameri) e al Condor di Luigi Theichfuss, al Primo Concorso Italiano di Volo a Vela che si tenne ad Asiago il 10 ottobre 1924.
Il Goliardia, pilotato dal Maresciallo pilota Ettore Cattaneo, ottenne brillanti risultati in classifica e le cronache sportive di allora ne danno ampio risalto, contribuendo in maniera notevole a far conoscere e a pubblicizzare il volo a vela a Somma Lombardo (pochi anni dopo alla Malpensa venne inaugurata una scuola per piloti di volo a vela), nel Varesotto e in tutta Italia.
Dopo il Goliardia nell’officina dei fratelli Visco si iniziò la realizzazione di un aliante su progetto dell’Ing. Ugo Abate, ordinato dagli studenti dell’università di Pavia, ma per la ritardata costruzione, non fu possibile effettuare tutte le necessarie prove statiche che il velivolo richiedeva per dimostrarne la sua robustezza.
Nonostante le difficoltà, grazie alla ferrea determinazione di Giuseppe e Riccardo Visco, il veleggiatore fu completato e consegnato a un gruppo di universitari pavesi per presentarlo prima a Milano alla Fiera Campionaria del 1925, poi a Pavia con il nome “G.P.1” (le iniziali di un loro compagno di scuola di nome Giovanni Pirelli morto in un incidente aviatorio).
Come per il Goliardia pure il G.P. 1 fu pilotato per la prima volta dal maresciallo Cattaneo il quale, appena atterrato, rese questa dichiarazione: “dimostra splendide doti di volo: stabilità, facilità di manovra, ottimo indice di piane”.
Nel dicembre 1926, il G.P.1, fu trasportato sulla cima del Campo dei Fiori di Varese e ancora una volta pilotato dal maresciallo Ettore Cattaneo, percorse in volo una distanza così lunga da battere di oltre tre chilometri il precedente record mondiale. In quell’occasione l’Associazione Studenti Universitari Pavesi donarono una targa ricordo al Duce.
Un secondo aliante ideato dal progettista Ing. Cambilargiu denominato “ASUP” e sponsorizzato dall’Associazione Sportiva Universitari Pavesi, non fu invece completato: esso doveva partecipare alle gare di Asiago dell’ottobre 1924, ma non essendo pronto in tempo utile, il progetto rimase nella testa del progettista e in quelle dei fratelli Visco.
Nel 1929 dall’officina dei fratelli Visco uscì un apparecchio da turismo ideato dall’Ing. Abate, su commissione di Vittorio Bonomi e battezzato con il nome dello stesso committente “Bonomi 1”, ma stavolta a pilotarlo fu lo stesso Vittorio Bonomi.
I fratelli Visco, verso la fine degli anni Trenta, unitisi con l’avvocato milanese Alessandro Badini, costituirono la società OSA (Officina Sommese Aereonautica) con sede a Somma Lombardo, e realizzarono il monoplano Lictor 90 (Littorio in onore del fascismo imperante), aereo da turismo a due posti affiancati che partecipò al Raduno Aereo del Littorio nel 1935, ottenendo molti consensi.
Da questo lusinghiero successo la società OSA decise di costruire una ventina di biposto e un quadriposto, apportando logicamente, opportune modifiche al Lictor 90, e aumentando la potenza dei motori. I nuovi aerei siglati Lictor 95 (biposto), e Lictor 135 (quello quadriposto), erano dotati di un motore Fiat A.50 da 85 CV e da un Alfa Romeo 115.
Gli apparecchi erano costruiti in legno per un peso di circa 100 chilogrammi e potevano volare a più di 200 chilometri orari. Il tipo biposto si vendeva a 40.000 lire ma poteva usufruire del contributo statale del 50% sull’intero costo del velivolo. (Piccolo commento: pure nel 1924 il governo per incentivare l’uso e relativo acquisto del velivolo, ha fatto quello che in questi anni il governo Conte 2 ha fatto per le biciclette e i monopattini a motore).
Un apparecchio OSA 135 immatricolato I-FERT, dopo le prove di certificazione da parte del Regio Registro Aereonautico Italiano, eseguì nel 1940 il volo Cameri - Guidonia in due ore e trentacinque minuti alla media di 205 km/h.
Lo scoppio della guerra e l’impiego di materiali più idonei alla fabbricazione di aerei, fece sì che l’attività nel campo aviatorio dei fratelli Visco cessasse definitivamente.