Il 2 settembre ci ha lasciato Enrica Cova, dopo una lunga e devastante malattia. Era stata per più di 40 anni insegnante alla scuola elementare di Maddalena. Questo è il ricordo letto al suo funerale a nome dei colleghi.
“L’ultima volta che ti ho parlato, Enrica, è stato circa due mesi fa attraverso un messaggio vocale Whatsapp. Da alcuni giorni non eri più in grado di rispondere al telefono, ma noi, colleghi cocciuti continuavamo a mandarti faccine, cuoricini, frasi belle per farti sentire che noi eravamo lì con te in quella maledetta stanza di ospedale.
Ho deciso di mandarti il messaggio mentre passeggiavo nel bosco con la mia cagnolona. Camminavo assaporando la bellezza del bosco, la luce calda del tramonto che filtrava tra le foglie, il canto degli uccelli, ma il pensiero era fisso su di te. E ancora una volta mi sono chiesta e ti ho chiesto che merito avevo io per godere di tutto ciò e che colpa avevi tu per giacere sofferente in quel letto .
La risposta è ovviamente scontata: nessun merito, nessuna colpa. Credo però che tutti coloro che ti hanno accompagnato nella tua Via Crucis almeno una volta quella domanda se la siano fatta.
Concludevo il messaggio con la certezza che Iddio aveva ormai da troppo tempo messo a dura prova la nostra fede e che presto avresti avuto la giusta ricompensa. Purtroppo non è stato così. Altri scossoni e altre prove avrebbe ricevuto la nostra fede. Dopo qualche giorno ti fu negata anche la possibilità di leggere e sentire i messaggi. E non ci rimasero altro che gli aggiornamenti di Luca, scarni ma assolutamente vitali per noi. E dalle parole di Luca ecco che partiva rapidissima la diffusione di quei messaggi capaci di farci sprofondare nello sconforto o di riaccendere una seppur timida speranza.
Ho usato prima la parola Via Crucis. Parola di certo abusata ma che esprime fin troppo bene il tuo percorso. Tu però nella tua personale Via Crucis non sei caduta solo tre, ma molte altre volte e forse è stata proprio la consapevolezza della tua forza che ci faceva sperare che anche in questa occasione ti saresti rialzata.
Purtroppo l’assalto è stato questa volta troppo violento, le belve troppo feroci. Impossibile resistere nonostante la forza che attingevi dai tuoi splendidi ragazzi.
Ciao Enrica. Questa era la voce dei tuoi colleghi e colleghe, ma ben più potente risuona in questa chiesa la voce dei tuoi scolari. Quei bambini che diventati mamme e papà ti hanno riaffidato i loro figli. E tu li hai accolti. Tutti: i maddalenesi doc, gli immigrati dal meridione, gli immigrati da paesi lontani. Li hai accolti tutti con professionalità, intelligenza e amore...”