Articolo 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Questo stabilisce la Costituzione italiana.
A questi bellissimi articoli si collega direttamente quanto sancito dalla Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità. Ratificata nel 2009, è uno strumento concreto che consente di combattere le discriminazioni e le violazioni dei diritti umani. L’Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità nel dicembre 2006. La Convenzione è profondamente radicata nel forte impegno della comunità internazionale nel rettificare la notevole negligenza e le pratiche de-umanizzanti che violano i diritti umani delle persone con disabilità. Questa è una tappa storica nel cammino della nostra istanza per la realizzazione dei diritti umani universali per TUTTI, creando una società pienamente inclusiva.
Nella realtà che viviamo cosa accade? È stata una ferita ascoltare che il rapper George Floyd è stato assassinato il 25 maggio 2020 nella città di Minneapolis a seguito di un fermo della Polizia e in particolare l’atto a determinare la morte è stato il ginocchio di un poliziotto tenuto sul collo per 8 – 9 minuti fino a quando l’uomo non è morto. Neanche le sue ultime parole “I can’t breathe” (“Non riesco a respirare”) sono servite a salvargli la vita. Ne sentiamo parlare tutti, continuamente al telegiornale, nei social di questi argomenti e tematiche. Vengono presi in giro gli omossessuali, chi ha qualche differenza nell’aspetto fisico, o nel credo religioso, o le donne e i minori, i disabili.
Durante gli Europei di calcio, cinque calciatori dell’Italia si sono inginocchiati prima della partita contro il Galles come richiamo simbolico ma carico di significato emotivo e umano del Black Lives Matter: il movimento impegnato nella lotta contro il razzismo, tornato alla ribalta anche per l’omicidio di George Floyd.
Un amico di Luca gli ha chiesto se fosse razzista e odiasse i gay e Luca ha detto di non essere razzista e non odiare i gay ma anche che odiare i gay è brutto come essere razzisti.
Luca una volta ha visto due persone prendere in giro una persona di colore e questo gli ha dato fastidio perché secondo lui non è educazione comportarsi così con chi ha la pelle diversa dalla nostra.
Ad Alessandra interessa parlare della discriminazione per riferimento a suoi episodi personali, accaduti durante la frequenza alla scuola superiore, che la facevano sentire molto male. Alcuni suoi compagni ad esempio mettevano delle puntine sulla sua sedia, o la chiamavano con soprannomi atti ad offenderla. Questo ha portato Alessandra a lasciare la scuola per il sentirsi troppo discriminata.
A me è successo ai tempi delle elementari e medie di essere stato messo in disparte, picchiato e preso in giro solo perché considerato tra i più deboli e ho origini marocchine, dice Houssam.
Sono andato alle medie e i miei compagni di scuola mi hanno minacciato, insultato perché mi vedevano da solo e mi consideravano fra i più deboli, racconta Nicolò.
Ci chiediamo se tutti questi episodi che abbiamo incontrato e che ci siamo raccontati sono razzismo. O esiste forse un fenomeno più allargato che tiene insieme tutti questi accadimenti? Durante il nostro confronto, qualcuno inizia a parlare di discriminazione. Che relazione esiste tra razzismo e discriminazione? Abbiamo avuto bisogno di chiarirci le idee con qualche definizione. Alcune definizioni di razzismo e discriminazione ci hanno aiutato a comprendere meglio il problema.
Razzismo: “Concezione fondata sul presupposto che esistano razze umane biologicamente e storicamente superiori ad altre razze. È alla base di una prassi politica volta, con discriminazioni e persecuzioni, a garantire la ‘purezza’ e il predominio della ‘razza superiore’. Ogni tendenza, psicologica o politica, suscettibile di assurgere a teoria o di esser legittimata dalla legge, che, fondandosi sulla presunta superiorità di una razza sulle altre o su di un’altra, favorisca o determini discriminazioni sociali o addirittura genocidio”.
Discriminazione: si tratta di relazioni che sono contraddistinte da una tendenza a fare la differenza, a separare, a tenere a distanza l’altro. È una distinzione operata in seguito ad una classificazione basata sulla disparità di considerazione e trattamento delle persone in base a delle loro caratteristiche (sesso, religione, razza).
La discriminazione si verifica quando una persona viene ingiustificatamente trattata in modo diverso o esclusa da un servizio o da un’opportunità (un lavoro, una casa, una prestazione sociale o sanitaria, un mezzo di trasporto pubblico, ecc.)
Per quanto possiamo dire noi, razzismo e discriminazione sono pensieri e azioni: il razzismo spesso è dettato dall’ignoranza o anche da ideologie ed è una forma di discriminazione, è parte dello stesso fenomeno sia come azione (classificare, emarginare, bullismo, ecc.) che come pensiero culturale. Una cultura razzista è discriminazione: gli atteggiamenti razzisti non sfociano necessariamente in atti razzisti e non hanno necessariamente un fondamento ideologico. Possono però contribuire a un clima in cui le affermazioni razziste e gli atti discriminatori sono più facilmente tollerati o approvati, anche se restano estranei alla prassi della maggioranza della popolazione. Nell’ambito del comportamento e degli atteggiamenti sociali la discriminazione viene spesso associata all’accezione negativa di distinguere e trattare differentemente persone sulla base di gruppi o categorie di appartenenza.
Personalmente, mi dichiaro totalmente contrario al razzismo, essendo tutti uguali pur con delle caratteristiche a renderci diversi dagli altri, dice Gioacchino.Il mondo sarebbe un posto migliore se ci fosse più rispetto tra le persone, afferma Alessandra; ciò che ci permette di superare razzismo e discriminazioni è la possibilità di relazione con l’altro in quanto persona, aldilà di razza, religione, sesso, cultura. Ciò diventa possibile se ci mettiamo in gioco, attraverso una disponibilità e reciprocità nelle relazioni stesse. Tutto questo è significativo di quel che dovrebbe essere il rispetto tra le persone, in quanto cittadini che hanno pari dignità sociale (come cita l’art. 3 della Costituzione Italiana).
Queste considerazioni sono emerse in maniera molto forte da un film che abbiamo visto, del quale consigliamo la visione a tutti, dal titolo “Green Book” che, oltre ad esserci piaciuto, contiene tutte le riflessioni presenti nel nostro articolo. I due protagonisti arrivano ad un incontro autentico, condividendo un percorso di esperienze, un viaggio: diventano persino amici, perché si sono “messi in gioco”, superando così le differenze razziali, scoprendo le loro caratteristiche personali e la loro unicità, una ricchezza altrimenti persa. Una possibile soluzione a razzismo e discriminazione? Trovare la “giusta distanza”, dall’altro quella che facilita le buone relazioni.
L’azione più importante è interrogarsi, studiare e conoscere questi problemi sociali, così da poter diffondere una cultura che contempli la tolleranza e l’uguaglianza e che riconsegni la posizione che merita al valore delle “buone relazioni”.