Possiamo ritenere che gli uomini nostri antenati, anche di un lontano passato, abbiano desiderato di realizzare uno dei più avvincenti sogni: poter staccarsi dal suolo ed innalzarsi nell’atmosfera per contemplare dall’alto il meraviglioso panorama offerto dal nostro pianeta. Foreste, fiumi, laghi, mari, dirupi e montagne. Panorama conseguenza di milioni di anni di evoluzioni con millenni anche di grande violenza. La terra non è un pianeta “tranquillo”.

Ma, per secoli, hanno potuto considerare la vicenda dal mitologico Icaro, figlio di Dedalo che nel tentativo di evadere dal labirinto, dove il re di Creta l’aveva rinchiuso, si servì di ali di piume adattate al corpo con la cera. Avvicinatosi troppo al sole, la cera si sciolse, le ali si staccarono ed egli cadde in quella parte del mar Egeo che prese il nome di mare Icario.

Si deve arrivare al 1500 d.c: quando Leonardo da Vinci mette per iscritto tutte le sue considerazioni e i suoi studi sul volo degli uccelli, disegnando la forma che avrebbero dovuto avere le ali e la loro positura nelle diverse fasi del volo, onde sostenere un uomo.

Tutto è riportato nel “Codice Atlantico”.

Purtroppo il corpo umano non è strutturato fisicamente e muscolarmente per sostenere lo sforzo di un battito d’ali che possa adempiere ad una precisa legge meccanica che si basa sul principio di Archimede applicato all’aria: il volume di aria spostata deve avere un peso ben superiore a quello del corpo che l’ha generato.

Però Leonardo non disponeva di un propulsore esterno atto allo scopo: i suoi studi rimangono quidi un’avvincente teoria.

Dopo Leonardo, arriviamo alla fine del 1800 e inizio del 1900: l’ambizione del volo umano subì una forte accelerazione e in pochi decenni arriva ai nostri giorni stupefacenti, con la prospettiva che il continuo progresso della tecnologia potrà portare gli uomini a librarsi negli spazi infiniti!

I pionieri di quest’epoca possono essere considerati i fratelli Wilbur e Orville Wright ,che, nel 1903, riescono a far volare un aeromobile mosso da un motore a scoppio. Con essi inizia la moderna storia dell’aviazione. Uno dei suoi grandi Pionieri fu senza dubbio Emilio Pensuti. (Notizie su Pensuti sono tratte dal libro “L’officina del cielo”, Macchione editore).

Nato a Perugia nel 1891, a soli 20 anni si era distinto come pilota collaudatore. L’amore per la meccanica e per il volo primeggiavano nel suo DNA. Per l’aviazione, nell’arco della sua breve vita spese ogni minuto del tempo concessogli dal destino.

Accomunandosi a tanti pionieri del tempo, Pensuti si improvvisò pilota benché digiuno di ogni nozione teorica e pratica sull’arte del volo.

Dopo alcune prove negative con ditte che si interessavano alla costruzione di aerei, nel 1912 veniva assunto dai Fratelli Caproni presso l’officina della Malpensa, divenendo capo pilota e collaudatore nel 1914.

Nella sua carriera a Vizzola, Pensuti volò con tutti gli aerei costruiti da Caproni. Ne collaudò 41 tipi diversi, per un totale di 3077 voli.

Aveva un istinto innato che gli suggeriva come effettuare le varie manovre necessarie al volo di ciascun velivolo su cui saliva la prima volta.

Partecipò con diverse azioni alla prima guerra mondiale.

Progettò con i Caproni i grandi aerei per passeggeri che avrebbero aperto le vie degli oceani e grandi bombardieri plurimotori.

TRAGEDIA: il 15 aprile 1918, durante il collaudo di un trimotore, scoppiò un incendio a bordo per un ritorno di fiamma.

Pensuti riuscì a portare l’aereo a terra facendo scendere il suo compagno di volo che si salvò, ma il fuoco divampò avvolgendo l’aereo e Pensuti morì nel rogo.

Un mese prima aveva stabilito il record italiano d’altezza a 5300 metri.

I funerali si svolsero a Somma il 18 aprile con grande partecipazione di folla. Alla memoria dell’eroico asso dell’aviazione pionieristica, un comitato cittadino promosse una sottoscrizione per erigere una lapide/monumento. L’opera fu eseguita presso le officine Secondo Mona, scultore Angelo Montegani, collocata sull’esterno del palazzo municipale il 18 giugno 1922. Tra Secondo Mona ed Emilio Pensuti si era creato un sodalizio amichevole che, considerando la preparazione intellettuale e le esperienze acquisite, avranno sicuramente favorito positive innovazioni tecnologiche. La lapide ancora si impone all’attenzione per la figura alata pronta a spiccare il volo dell’eroe, emblema di una vita spesa per l’aviazione.

Ennio Cosentino

Foto di gruppo, Emilio Pensuti è evidenziato dalla freccia